Anche se è passato un po’ da quando ho finito di leggerlo, ecco finalmente le mie riflessioni su “Finale” di Stephanie Garber, tradotto in italiano da Maria Concetta Scotto di Santillo per Rizzoli.
Dopo l’ascesa del mio gradimento da “Caraval” a “Legend”, un po’ temevo che questo terzo capitolo mi deludesse, che la storia diventasse trita e ritrita, ma devo dire che Stephanie Garber se l’è cavata egregiamente.
Il punto di vista e il soggetto narrativo questa volta saltano da Rossella a Donatella. L’autrice, infatti, intervalla uno o più capitoli in cui seguiamo una sorella con quelli in cui seguiamo l’altra.
Le storie d’amore, che alla fine di “Legend” erano ancora confuse, prendono forma definita a mano a mano che la trama si dipana e l’intreccio dell’avventura si intrica per poi risolversi in maniera sensata.
Cercando di non fare troppi spoiler, per chi non avesse ancora letto i primi due capitoli, posso dire che siamo ancora a Valenda, ma come in un videogioco in cui vengono sbloccati nuovi luoghi la città si apre ancora di più al nostro sguardo. Infatti, con la liberazione dei fati, anche oggetti e luoghi fatidici sono nuovamente accessibili. Fanno dunque parte del gioco non solo il Principe di Cuori, ma anche la Stella Caduta, l’Assassino, la Regina Non-Morta, l’Avvelenatore e molti altri, e luoghi come il Serraglio, la Biblioteca Immortale e il Mercato Scomparso assumono un ruolo fondamentale. Senza la Chiave Illusoria o la Mappa di Tutto, poi, la storia non avrebbe senso. Scopriamo ancora di più sulla storia di Paloma, o Paradise, la madre delle due sorelle Dragna. E le implicazioni di queste scoperte determineranno il destino di tutto l’Impero di Mezzo.
Come per gli altri due volumi, ho trovato eccessivo il riferimento a vestiti, scarpe e fiori, ma questo non mi ha impedito di apprezzare moltissimo la storia e il world building. Un ottimo libro, nel suo genere. Il mio preferito della trilogia rimane “Legend”, ma “Finale” è un finale degno, se mi passate il gioco di parole.
E non dimenticate: è solo un gioco, ma tutti i giochi hanno una fine!
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